La Vita di Michelangelo
  La Pietà di Michelangelo
  La Morte di Marat e la
Pietà di Michelangelo


 

 

 

 

 



La Vita di Michelangelo


Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, vicino ad Arezzo, fu messo a balia in una località nei dintorni di Firenze, Settignano, presso una nutrice che era figlia e moglie di scalpellini e grazie alla quale avrebbe acquistato la sua familiarità con gli strumenti del mestiere.

Mentre è sicuro che come pittore si formò nella bottega del Ghirlandaio, per quanto riguarda la scultura si sa solo che tra il 1489 e il 1492 frequentò a Firenze il giardino Medici, in Piazza San Marco, dove erano custodite le sculture delle collezioni d'arte classica e quattrocentesca di Lorenzo il Magnifico. Oltre a studiare con attenzione le antichità nella collezione medicea, Michelangelo nel giardino di San Marco deve avere anche assorbito il clima culturale che Lorenzo aveva saputo creare intorno a sé riunendo filosofi come Marsilio Ficino e letterati come Agnolo Poliziano, famoso per la sua conoscenza delle letterature classiche, autore di componimenti poetici in volgare modellati sugli esempi antichi.

Nel 1496 Michelangelo passò a Roma per poi far ritorno nella città toscana nel 1501 ormai famoso. Il
Papa Giulio II, nel 1505 lo invitò di nuovo a Roma dove si trasferì definitivamente dedicandosi a imprese pittoriche, scultoree e architettoniche. Morì nel 1564 mentre lavorava alla Pietà Rondinini. Come tutti gli artisti del Rinascimento era convinto che l'arte consistesse nell'imitazione della natura attraverso lo studio degli antichi, secondo lui, un modello di bellezza che ogni artista si forma nella mente è un modello ideale che conferma tutto ciò che vuole raffigurare. Per Michelangelo la cosa più bella del creato è l'uomo, o meglio il perfetto corpo umano, in quanto rispecchia la bellezza divina.

Successivamente, in seguito alla caduta dei valori cristiani, a causa della Riforma Protestante, la Chiesa attraverso la Controriforma, risponde con mezzi propagandistici. Nel 1498 il cardinale Jean Bilhères, incarica Michelangelo di scolpire un gruppo marmoreo rappresentante la Pietà. La struttura piramidale dell'opera, a carattere ancora gotico e sicuramente imposta dalla committenza, non influisce sui contenuti neoplatonici che l'artista voleva esprimere. Infatti l'opera fornisce informazioni non solo riguardo al pensiero di Michelangelo, ma anche contenuti etico-politici della Chiesa controriformista.



 

 

 

 

 

 

 



La Pietà di Michelangelo


Nonostante la "Morte di Marat" corrisponda ad un dipinto, e la Pietà ad una scultura, si delineano in entrambi i caratteri comuni (la tragicità, il dolore, la sofferenza) anche se in ambiti differenti. Infatti il dolore di Marat si cela dietro vicende storico-sociali, alla difesa del diritto umano mentre la Pietà rappresenta la bellezza divina, l'amore. Nella "Morte di Marat" il David utilizza colori chiari e luminosi, mentre nella Pietà, questo effetto viene messo in evidenza dal materiale marmoreo, così chiaro quasi da assumere riflessi luministici particolari. Infatti la levigatezza del corpo nudo del Cristo morto evidenzia la descrittivittà dei particolari anatomici e contrasta con i chiaro scuri del panneggio.

Il corpo di Marat e del Cristo, assumono la stessa posizione iconografica; l'uno appoggiato sulla vasca e l'altro sulle gambe della Madonna. Il braccio del Cristo e quello di Marat si lasciano andare quasi fossero sospese nello spazio che le circonda, privi di vita, come se solo il loro corpo fosse lì in quel momento e la loro essenza vitale altrove.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



La Morte di Marat e la Pietà di Michelangelo


La morte di Marat è il quadro che più di ogni altro dà immagine al dramma della Rivoluzione Francese.
Infatti rappresenta il simbolo delle Rivoluzioni Borghesi, portavoci dell'uomo pensante, della libera espressione ancorata e ostacolata dagli schemi sociali.
Mette in evidenza la coscienza collettiva che si stacca dall'elemento religioso. L'uomo difende i valori per sè stesso, per le proprie esigenze e bisogni, e non perché dettato dall'alto; si allontana dunque dallo schema gerarchico e piramidale che rappresentava un percorso duale per giungere a quell'essere eterno come fine o scopo di sè stesso.

L'uomo politico fu assassinato nel 1793 da Carlotta Corday metre era immerso in una vasca con acqua calda in cui trascorreva la maggior parte del tempo per cercare di curare delle infezioni cutanee. David, che era l'amico di Marat, ricordò la sua morte con un quadro che divenne immediatamente famoso. L'artista voleva esaltare le virtù eroiche di Marat e, nel contempo, rendere emozianante e densa di significato politico la sua morte.

Scelse così, come "momento pregnante", non il momento in cui è stato assassinato ma il momento successivo, in cui il corpo inanimato ci mostra tutta la cruda realtà della morte. Nel dipinto il corpo di Marat appare dolcemente adagiato. Uno sfondo scuro contrasta la luminosità del corpo che appare dorato. Il tavolino, su cui scriveva, ora funge da lapide come si comprende dalla dedica che David decise di incidere. Il coltello lasciato a terra, ma anche la ferita sul petto, trasmettono l'impressione che l'omicidio sia stato appena compiuto; tutto l'apparato scenico comunica un apparente
senso di tranquillità dopo il tragico gesto della donna. Gli oggetti, utilizzati precedentemente, appaiono ormai abbandonati e immobili nonostante Marat dimostri di possedere ancora un po' di forza che gli consente di tenere in mano la piuma d'oca e il foglio. Nel suo estremo realismo il dipinto dimostra la sua funzione propagandistica indicandoci in Marat il simbolo della nuova umanità affermata dai valori della Rivoluzione Francese.

Si tratta di un martire vissuto in un periodo storico particolare, ricco di controversie. Simboleggia dunque l'innocenza di un uomo che molto probabilmente ha cercato di esprimere i suoi pensieri, messi a tacere da persone più importanti, dagli aristocratici. E lo capiamo proprio dal fatto che Marat faceva parte della piccola borghesia. Trasmette l'impossibilità di esprimere le proprie idee all'interno di una società chiusa. Il sacrificio della vita di un uomo che ha provato a lasciare tracce di sè in un momento così difficile in cui regnava la sopraffazione dei potenti sui "diversi". La lettura del dipinto ha un suo significato e messaggio se osservato dall'alto verso il basso. La parte superiore appare non definita come se volesse esprimere un messaggio misterioso sull'accaduto. Comunque dà un senso di inconsapevolezza, di dubbio, del nulla....

Non importa quale sia la faccia dell'omicida, tutto si concentra sull'innocenza della vittima. Al centro, orizzontalmente, appare il soggetto completamente illuminato dalla luce; l'illuminazione divina, di tipo caravaggesco, mette in risalto la tranquillità ma nello stesso tempo il dolore.
Si conclude la lettura in basso a destra. La forma rettangolare della cassa, la sua sobrietà e la sua forma pura, sembrano fungere da elemento di chiusura, sugello e lapide della morte ma inizio di una nuova era.

Tutto il quadro ispira un silenzio che non può essere rotto in alcun modo. Esso rimane come la testimonianza più lucida e commovente di quel periodo del Terrore che avrebbe portato al sacrificio di vite umane.